
12 Agosto 2017
La cistoscopia: in cosa consiste ? a cosa serve ? è dolorosa ? quali complicanze possono accadere ?

La cistoscopia (o uretro-cisto-scopia) è un esame diagnostico endoscopico che permette la visione diretta delle basse vie urinarie: in particolare consente di esplorare l'uretra, la prostata, il collo vescicale e la vescica.
Si esegue tramite l’utilizzo del cistoscopio flessibile, uno strumento molto avanzato da un punto di vista tecnologico, che viene lentamente inserito attraverso l’uretra fino all’interno della vescica.
Il calibro estremamente ridotto del cistoscopio rende la cistoscopia un esame molto ben tollerato, poco fastidioso, eseguibile in ambulatorio senza sedazione o anestesia.

Quando è indicata ?
Questo esame è indicato per la diagnosi, il follow up e – in alcuni casi – anche il trattamento di patologie che possono colpire le basse vie urinarie.
Una tipica indicazione alla cistoscopia è rappresentata dai pazienti con ematuria (ovvero con sangue nelle urine), per escludere la presenza di un tumore della vescica. In altri casi il sospetto di una neoplasia vescicale può derivare da altri esami diagnostici, come l’ecografia dell’addome inferiore o l’esame citologico urinario: anche in questi pazienti verrà eseguita una cistoscopia per confermare la diagnosi.
Altre patologie vescicali la cui diagnosi può richiedere una cistoscopia sono rappresentate dalla calcolosi della vescica e dai diverticoli vescicali. La cistoscopia può inoltre rientrare in alcuni casi nell’iter diagnostico dei pazienti con infezioni urinarie recidivanti, iperplasia prostatica benigna (IPB) o in caso di problemi funzionali della vescica stessa. Un’altra indicazione tipica per l’esecuzione di questo esame è costituita dal sospetto di restringimenti (“stenosi”) uretrali o del collo vescicale.
La cistoscopia riveste un ruolo chiave nel monitoraggio (follow up) dei pazienti precedentemente sottoposti a intervento di TURV per tumori vescicali. A causa della tendenza di questa patologia a recidivare anche dopo una completa asportazione, l’esecuzione di cistoscopie ripetute nel tempo consente di identificare eventuali recidive molto precocemente. In questi casi l’esame non ha solo un ruolo diagnostico ma consente anche di eliminare il tumore (cistoscopia “operativa”).
Tra gli altri possibili impieghi operativi della cistoscopia possono rientrare il trattamento dei calcoli vescicali (che possono venire asportati con pinze apposite o frammentati con sonde laser) e delle stenosi dell’uretra.

Lo strumento utilizzato: il cistoscopio flessibile.

Si tratta di uno strumento endoscopico a fibre ottiche di calibro sottile: il modello più utilizzato presenta infatti un diametro di circa 5 mm (16 “French” o “Charrier”). La sua estrema flessibilità consente di adattarsi in modo atraumatico alle curvature dell’uretra, rendendo la risalita dello strumento verso la vescica indolore anche nei pazienti di sesso maschile.
All’interno dello strumento è presente un canale che serve per irrigare le zone da esplorare e può consentire l’introduzione di pinze o sonde (“canale operativo”).
L’estremità esterna del cistoscopio viene impugnata dal medico operatore: in questa sede si trovano i comandi per la direzionalità e la messa a fuoco dello strumento, il raccordo per la telecamera (che proietterà le immagini su un monitor), l’ingresso della fonte luminosa e i raccordi per l’introduzione del liquido di lavaggio e delle sonde/pinze operative. Le pinze si possono utilizzare per il prelievo di campioni di tessuto (“biopsie”) o per la rimozione di piccoli calcoli. Le sonde possono veicolare corrente elettrica (per la diatermocoagulazione di piccoli tumori recidivi) o energia laser (per la frammentazione di calcoli o l’incisione di tessuti).
Il cistoscopio flessibile a fibre ottiche è uno strumento decisamente evoluto da un punto di vista tecnologico che ha permesso di rivoluzionare l’esecuzione della cistoscopia ambulatoriale con considerevoli vantaggi in termine di confort da parte del paziente.

Fino a pochi anni fa – non essendo ancora disponibile la tecnologia delle fibre ottiche - si utilizzavano infatti strumenti rigidi in metallo con calibro decisamente maggiore che rendevano quest’esame estremamente fastidioso e doloroso. Oggi – almeno per quanto riguarda la pratica ambulatoriale – i cistoscopi rigidi sono stati completamente abbandonati.
Come si svolge la cistoscopia:
Si tratta di un esame ambulatoriale della durata di pochi minuti. Non richiede una particolare preparazione né – solitamente – alcuna profilassi antibiotica. Il paziente si trova in posizione supina. Dopo adeguata disinfezione del glande si introduce nel meato uretrale esterno un apposito gel lubrificante che ha lo scopo di ridurre gli attriti tra lo strumento e le pareti delle vie urinarie. Questo gel contiene anche un certa quota di anestetico locale. A questo punto il medico introduce con estrema delicatezza il cistoscopio (precedentemente sterilizzato) nel meato uretrale esterno e inizia lentamente la progressione all’interno dell’uretra verso la vescica. Attraverso lo strumento avviene l’irrigazione con soluzione fisiologica sterile con lo scopo di distendere le vie urinarie e garantire pertanto una perfetta visione delle mucose. Dopo aver visionato l’uretra, la prostata e il collo vescicale il cistoscopio viene spinto all’interno della vescica che verrà anch’essa riempita di soluzione fisiologica e quindi esplorata in ogni sua parte. Nella donna – grazie alla brevità dell’uretra – questa procedura è totalmente indolore; nell’uomo può essere lievemente fastidiosa solamente la prima fase di introduzione del cistoscopio (che dura in genere pochi secondi): una volta che lo strumento ha raggiunto la vescica il fastidio scompare praticamente del tutto. Durante la fase di introduzione è importante che il paziente sia il più possibile rilassato, in modo da ridurre le resistenze alla progressione dello strumento.
Quali complicanze può avere?
Le complicanze secondarie ad una cistoscopia diagnostica (ovvero senza azioni terapeutiche) sono molto rare e solitamente di lieve entità. La più comune è rappresentata dalla comparsa di un’infezione urinaria (tipo cistite) che di solito si risolve con una breve terapia antibiotica. In pazienti con prostate molto voluminose si possono creare minime ferite della mucosa a livello del collo vescicale che in rari casi possono causare la presenza di sangue nelle urine (ematuria): il problema si risolve in genere spontaneamente nel corso di pochi giorni.
In corso di cistoscopie operative in cui si esegue per esempio l’elettrocoagulazione di papillomi vescicali il rischio di ematuria può essere leggermente maggiore. Nei pazienti sottoposti routinariamente a cistoscopie per il follow up dei tumori vescicali è bene interrompere prima dell’esame eventuali terapie anticoagulanti e/o antiaggreganti.
In conclusione:
La cistoscopia risulta un esame endoscopico con rischio di complicanze estremamente basso e perfettamente eseguibile in ambulatorio senza necessità di assistenza anestesiologica. Si tratta infatti di un esame diagnostico non doloroso. Solo durante i primi secondi in cui avviene l’introduzione dello strumento e la sua progressione nell’uretra la procedura può risultare in alcuni casi lievemente fastidiosa.
Approfondimenti:
Alcuni argomenti trattati in questa pagina sono stati approfonditi in articoli dedicati. Potete trovare queste informazioni seguendo i link qui riportati:




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